Muoversi 2 2023
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STATO E MERCATO: L’INDISPENSABILE MIX PER GARANTIRE LA TRANSIZIONE ENERGETICA

STATO E MERCATO: L’INDISPENSABILE MIX PER GARANTIRE LA TRANSIZIONE ENERGETICA

di Davide Chiaroni

Davide Chiaroni

Politecnico di Milano, Energy & Strategy

La Transizione Energetica è la sfida globale più importante per il futuro di ciascuno di noi. È il più grande cambio di paradigma tecnologico dai tempi della rivoluzione industriale e richiede di cambiare il modo in cui produciamo, trasportiamo, stocchiamo e consumiamo l’energia, tutti i giorni, nel quotidiano delle nostre vite, come nelle nostre imprese e organizzazioni. Vincere questa sfida significa concretamente avere una chance di contrastare il cambiamento climatico e proporre un modello di funzionamento del sistema economico più sostenibile.

Pensiamo al caso delle auto elettriche, rispetto alle quali, se si vuole rapidamente sostituire i motori endotermici, bisogna “spingere” le immatricolazioni ad un tasso superiore a quello che normalmente il mercato esprimerebbe, in buona sostanza convincendo i proprietari ad anticipare il ricambio delle proprie auto

Una sfida così complessa non può, a mio parere, essere lasciata esclusivamente al “mercato” e per almeno quattro ragioni, che ne riflettono altrettanti limiti.

Innanzitutto, la transizione ha natura ecosistemica, coinvolgendo una varietà di attori con interessi talora contrastanti, e soffre spesso del cosiddetto chicken-egg problem. Pensiamo al caso delle installazioni di impianti a rinnovabili di grande taglia che richiedono, oltre alla disponibilità dei luoghi, infrastrutture di rete che siano in grado di “seguire” o meglio “anticipare” i fabbisogni di connessione, ma che sono in capo a soggetti diversi rispetto a quelli che sviluppano gli impianti stesi sul territorio. Vi è poi la necessità per alcune soluzioni tecnologiche di tenere conto esplicitamente del maggior costo rispetto all’alternativa “fossile” e quindi di intervenire con un sistema di incentivazione che renda la soluzione appetibile (non lo sarebbe altrimenti) sul mercato. Un caso su tutti è quello dell’idrogeno “verde” (ossia con l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili per l’elettrolisi che consente di produrlo dall’acqua) che sconta oggi un divario di costo di almeno tre volte rispetto a quello ottenuto ad esempio dal gas naturale o, addirittura, dal carbone.

In altre circostanze ancora, gli incentivi sono necessari (se si condivide l’obiettivo finale) per accelerare un mercato che altrimenti non sarebbe in grado di raggiungere i livelli necessari. Pensiamo al caso delle auto elettriche, rispetto alle quali, se si vuole rapidamente sostituire i motori endotermici, bisogna “spingere” le immatricolazioni ad un tasso superiore a quello che normalmente il mercato esprimerebbe, in buona sostanza convincendo i proprietari ad anticipare il ricambio delle proprie auto.

Infine, vi sono le situazioni, pensiamo all’adozione di pratiche di economia circolare che valorizzino le risorse disponibili connettendo diverse filiere produttive (in logica di end-of-waste), dove la transizione passa per la “rottura di equilibri” e deve tenere conto della ridistribuzione del valore che avviene tra i diversi soggetti; ed in quanto tale, come ricordava magistralmente Macchiavelli, trovando “l’inimicizia di coloro i quali hanno profitto a preservare l’antico e soltanto tiepidi sostenitori in coloro che sarebbero avvantaggiati dal nuovo”.

In tutti questi casi, che però sono estremamente pervasivi nell’ambito della transizione energetica, il mercato incontra dei limiti, senza risolvere i quali non è possibile immaginare che si raggiunga l’obiettivo. Ed è proprio qui che il ruolo dello Stato, o se si vuole della Politica (con la P maiuscola), diviene fondamentale.

È compito, a mio parere, dello Stato definire innanzitutto gli obiettivi di decarbonizzazione e, tenendo conto delle specificità che indubbiamente esistono, distribuire questi obiettivi tra i diversi macro-settori (trasporti, produzione di energia, mondo del costruito, etc.) e – cosa che ora purtroppo non si fa più – tra le diverse Regioni ed aree geografiche. È compito dello Stato stabilire, assumendo chiaramente una condizione di inizio e di fine ed una modulazione economica nel mezzo (anche questo molto difficilmente riscontrabile nel nostro Paese), i sistemi di incentivazione, siano essi mirati alla sostenibilità economica o alla accelerazione delle dinamiche di mercato. È compito dello Stato, infine, “prendersi cura” degli attori delle filiere per i quali la transizione genera un displacement (e che troppo spesso sottacciamo) e che vanno accompagnati o verso la riconfigurazione o verso l’uscita dal sistema. È compito, in buona sostanza, dello Stato il definire le regole del gioco ed indirizzare – talvolta bilanciando gli incentivi con obblighi ed imposizioni – gli investimenti del mercato, accompagnandolo verso il risultato atteso.

Si tratta, indubbiamente, di un gioco di equilibri complesso e non privo di rischi. Accelerazioni troppo forti – come recentemente accaduto con il super ecobonus e prima ancora (ma ne abbiamo forse perso memoria) con il famoso emendamento “salva Alcoa” del 2010 che avviò l’effimero exploit delle rinnovabili – non consentono all’offerta di mercato di adeguarsi, con il conseguente effetto rialzo sui prezzi e successiva brusca “frenata” degli investimenti. Allo stesso tempo, attese troppo lunghe, come quella che riguarda l’avvio del meccanismo delle “comunità energetiche rinnovabili”, in ritardo di almeno un biennio, non fanno altro che trattenere un mercato ed un sistema di operatori industriali che invece avrebbe tutte le potenzialità per esprimersi.

Ed è ovviamente troppo facile per il mercato addossare la colpa alla politica, e talvolta viceversa, quando questi equilibri non si trovano. La soluzione però è e resta quella del ritrovare costantemente questo equilibrio di mix tra Stato e Mercato

Ed è ovviamente troppo facile per il mercato addossare la colpa alla politica, e talvolta viceversa, quando questi equilibri non si trovano. La soluzione però è e resta quella del ritrovare costantemente questo equilibrio di mix tra Stato e Mercato, costruendo il più possibile regole, da un lato, e filiere, dall’altro, in grado di adattarsi rapidamente ai mutati cambiamenti di contesto.